Leggevo con interesse un post di Gregory Shumchenia, pubblicato su SocialMounths: “Why Automation Is Destroying Your Brand And Your Reputation“.
Si parlava di come l’automazione di un profilo su Twitter possa, appunto, distruggere la reputazione di un brand.
Perchè?
Sono molte le applicazioni online che permettono di schedulare i tweet: decisi testo e orario di pubblicazione, un’azienda ci mette davvero poco a mandare avanti il suo profilo sociale, senza troppi sforzi.
Peccato che essere presente sui Social Network non sia sinonimo di “avere successo tramite i Social Media”.
Il termine “Social” parla chiaro: gli utenti cercano su Twitter, così come sugli altri portali, la possibilità di interagire con altre persone, ma anche con i marchi che apprezzano nella vita reale, oppure a cui sono interessati e che sperano di poter conoscere meglio.
L’automazione dei tweet, dunque, uccide di fatto l’interazione tra il brand e i suoi follower, con il primo che si riduce a lanciare promozioni e comunicare “senza un’anima”.
La montatura regge, però, fino a un certo punto. E’ impensabile credere di poter schedulare i propri tweet e abbandonare il profilo, poichè capiterà che uno dei follower, potenziale cliente, chiederà informazioni o comunque cercherà di interagire con il brand.
L’evidente mancanza di una controparte in grado di rispondere – è evidente – distrugge l’immagine dell’azienda stessa. Almeno sul web.
Se è vero, invece, che “il cliente ha sempre ragione”, ciò che egli cerca dovrebbe ricevere. E sui Social Network interagire è l’elemento-chiave perchè un brand possa garantirsi subito un buon punto di partenza.
Certo, anche l’interazione ha poi modi e modi per essere condotta. Ma questa è un’altra storia, legata soprattutto alla politica aziendale.
Ciò che importa, comunque, è che gli utenti possano comunicare con il brand che ammirano, per sentirsi parte di esso, per sentirsi considerati.
Voi cosa pensate in merito all’automazione sui Social Network?
Ne fate uso? In che modo?