Si chiama Wallet, è l’idea di Google attraverso la quale gestire contenuti a pagamento sul web.
Sorridono soprattutto gli editori. Loro potranno decidere quali contenuti far pagare, quali no. Wallet starà nel mezzo e farà sì che gli utenti possano avere facile accesso al materiale da acquistare, con prezzi che varieranno tra 25 e 99 centesimi. Con l’aggiunta della possibilità di chiedere un rimborso, a patto che la richiesta giunga entro mezzora rispetto all’acquisto.
Per ciò che, invece, supera il prezzo di un dollaro, l’idea si chiama Google Wallet for Digital Goods. Ma qui non parliamo di editoria: il riferimento riguarda prodotti digitali differenti, il cui prezzo può quindi essere maggiore.
Le regole per gli editori, poi, sono già abbastanza chiare.
Dovranno rendere almeno una parte del contenuto visibile gratuitamente. E successivamente, potranno inserire nella pagina un banner di Google Wallet che permetta all’utente di procedere con l’acquisto. Un altro punto, attorno al quale c’è ancora poca chiarezza, è la volontà che Google ha palesato circa l’indicizzazione, almeno parziale, del contenuto a pagamento. Quella dovranno concederla gli editori, perché il sistema di Wallet possa funzionare.
Google ha già avviato partnership rilevanti – Peachpit, DK Publishing, Oxford University Press -, per lanciare in grande il sistema di micro-pagamento dei contenuti. Certo, i nomi dell’editoria mondiale sono ben più significativi. Bisognerà vedere quanti decideranno di credere nel progetto dell’azienda di Mountain View d’ora in avanti.
Ma non solo. Sarà importante valutare fino a che punto i lettori saranno disposti a pagare per accedere ai contenuti.
Sareste d’accordo sul pagare i contenuti editoriali sul web?
Io penso che i micro pagamenti possono essere una buona soluzione in un’economia basata sull’acquisto a centesimi. Io pagherei per leggere dei contenuti di qualità se sono ricerche di mercato, case history o white-papers. E’ ipotizzabile anche che l’acquisto non preveda solo la lettura dell’articolo ma anche il download di un documento o un video esclusivo. Bisognerà capire come gli editori vedranno questo servizio e soprattutto vedere se Google lo manterrà attivo nel tempo.