AdBlock e il potere del denaro: sblocca le pubblicità dietro una “tassa”?


Dopo aver creato la barriera all’ingresso, AdBlock ci aggiunge il casello. E il pedaggio.
È così che AdBlock strizza l'occhio, in primis, a Google.

Una tassa. Che assomiglia a un pizzo e che male si concilia con le intenzioni di base. AdBlock Plus – il celebre plugin in grado di bloccare la pubblicità su siti web e, tra gli altri, su YouTube – sarebbe pronto ad accettare un pagamento dagli inserzionisti per autorizzare la visione di alcuni banner o di contenuti pubblicitari. Il modello di business è semplice: tu paghi, tu appari e scavalchi il blocco. AdBlock sì, ma non sempre e non per tutti.

Dopo aver catturato l’attenzione di 50 milioni di utenti attivi, dunque, Till Faida, il CEO della società, fa dietro-front. Non più paladini del web pulito, ma censori di ciò che appare e di ciò che non appare. Tutto ha un prezzo.

Il ragionamento alla base della possibile scelta di AdBlock è spiegato dallo stesso Faida nel corso della San Francisco Bay Area:

“Tutti sono d’accordo sull’affermare che qualcosa non funziona nell’advertising su Internet. Gli annunci non generano entrate sufficienti, e così i siti web sono costretti a ricorrere a modalità pubblicitarie sempre più invadenti, in un delirio di pop-up, banner lampeggianti e video a riproduzione automatica. Questo sta portando a un circolo vizioso, che potrebbe condurre al collasso di tutto il sistema”.

Certo, sentire il CEO di una società che ha come primo obiettivo quello di bloccare la pubblicità, fare la morale a tutti gli altri su come fare pubblicità, ha un suono strano. E un odore ancor più strano. Faida ha fiutato l’affare: dopo aver creato la barriera all’ingresso, ci aggiunge il casello. E il pedaggio. Se paghi, puoi passare.

BogartÈ così che AdBlock strizza l’occhio, in primis, a Google. Che possiede e gestisce, indubbiamente, il primo circuito pubblicitario del Web ed ha i maggiori interessi nel superare i limiti imposti da AdBlock.

Il business funzionerebbe, è il concetto che fa acqua: un plugin pensato e creato per eliminare l’advertising, apre le porte ai grandi inserzionisti. In nome, dice Faida, di un web fatto di “annunci accettabili”. 

Un certo Humphrey Bogart l’avrebbe sintetizzata così:

È il mercato, bellezza, e non puoi farci niente.

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