L’advertising nei prossimi vent’anni cambierà più di quanto fatto negli ultimi cento anni. Mashable la mette su questo piano, per spiegare la tecnologia del “pay-per-gaze“.
Fa tutto riferimento a questo brevetto depositato da Google. Paghi per lo sguardo. Ovvero “pay-per-gaze”. Un sistema di tracciamento dello sguardo, che individua le volte in cui un utente guarda – e per quanto tempo – un annuncio. Su questa base si muove l’advertising del futuro, secondo il team di Mountain View.
Il brevetto non cita progetti in particolare, ma il riferimento ai Google Glass è fin troppo naturale. Spontaneo.
È vero, a Mountain View avevano escluso la possibilità di veicolare la pubblicità tramite gli occhiali. Ma “pay-per-gaze” vuol dire, in modo implicito, che le strategie erano altre. E c’è di più: oltre allo sguardo, tracciando reazioni come la semplice dilatazione della pupilla, Google riuscirebbe anche ad avere informazioni sull’impatto che un annuncio ha sull’utente.
Sul fronte della privacy, il brevetto spiega come “i dati personali possono essere rimossi, così da fornire statistiche anonime agli inserzionisti”. Ma la cosa farà discutere, è certo.
Brevettare non vuol dire realizzare. Almeno, non in tempi brevi. Ma se i Google Glass dovessero sposare la tecnologia “pay-per-gaze”, il mondo dell’advertising si troverebbe dinanzi a una nuova, enorme sfida. E ci sarà da divertirsi.