Si fa un gran parlare di Native Advertising. Ovvero la pubblicità che passa per i contenuti. In realtà, poi, per i contenuti ci siamo sempre passati e molto è dipeso da loro. Accade da lungo tempo. Ma prendiamola come tendenza del 2014, quella del Native Advertising, per riprendere alcune statistiche interessanti e una infografica realizzata da Copyblogger, uno dei più noti portali del mondo dedicati al copywriting e al blogging.
Copyblogger è andata fra gli addetti ai lavori, fra le aziende. Il nome dell’indagine è “The State of Native Advertising – 2014“. Ed eccovi qualche dato.
Le statistiche
- il 49% degli intervistati non sa cos’è il Native Advertising, mentre il 27% ha una qualche conoscenza
- per il 23% Native Advertising vuol dire qualsiasi tipo di contenuti (Promoted Tweet o advertorials, per capirci)
- il 51% degli intervistati si dice scettico nei confronti di questa modalità pubblicitaria
- solo il 9% delle aziende ha un budget previsto per il Native Advertising
- il 91% di queste stesse aziende ha un budget compreso fra 1 e 100 dollari
- solo per il 3,5% degli intervistati il Native Advertising rappresenta la metà del lavoro quotidiano (per l’81% è pari al nulla)
- Amazon, Apple, Buzzfeed sono i primi tre brand al mondo per uso di questa modalità
- per il 61% degli intervistati il Native Advertising non “inganna” il lettore