Larry Page: “Siamo all’1%. E Android può fare di più”


“Siamo ancora all’1% di dove dovremmo essere”. È Larry Page. L’amministratore delegato di Google, non proprio l’ultimo arrivato. Parla al Fortune, in esclusiva.

Si riserva possibilità immense, inimmaginabili. Dice che Google vuol essere, è un’azienda diversa. Che sappia rendere felici tutti. Dipendenti e utenti. Qualche torto, per la verità, lo fanno anche a Mountain View. Ma rendere felici tutti, davvero, è difficile per tutti. Anche per Google.

Perché il sorriso regni sovrano, a Mountain View hanno la regola del 70-20-10. Si spiega in un attimo: il 70% del tempo, in azienda, è dedicato alla ricerca online e all’advertising. Sulle applicazioni concentrano il 20%. Il restante 10% è destinato alle sperimentazioni, a ciò che di nuovo Google può proporre. Un “nuovo” che si traduce in prodotti che il mondo non ha ancora visto. Google deve sempre pensare di tirare fuori la novità assoluta, che siano gli altri a rincorrere. Storia di una mentalità vincente.

Sono all’1%. Dicono sempre così. Saper comunicare è importante. Anche se probabilmente c’è da credergli: Big G ha davanti orizzonti vastissimi. Big G caratterizza e condiziona la vita online di molti, in tutto il mondo. Può esserlo in misura ancora maggiore. Potrebbe parcheggiarvi pure l’automobile, Google: è l’automobile self-driving e Page ne parla. Come parla anche dei progetti futuri di un’azienda che per essere quello che è, ha sempre bisogno di lavorare su dati “molto accurati e strutturati”.

A fare le fortune del gigante di Mountain View è, in primis, la pubblicità. Che fa il 96% del fatturato complessivo.

In un angolo c’è Android. Altro successo di rilevanza assoluta. “Ancora allo stadio iniziale, farà più soldi di quanti ne fa adesso”. Ora è il sistema operativo per dispositivi mobile più utilizzato al mondo. E può fare meglio.

Del resto sono all’1%, loro. Beati.

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